Ci sono tanti modi di fare Coworking: noi che siamo nuovi del settore abbiamo avuto modo di informarci, documentarci, cercare di capire.
Alla fine di un percorso esplorativo durato molti mesi – in pratica tutto il tempo in cui è stato aperto il cantiere – abbiamo capito diverse cose. Proviamo a riassumerle in questo post…
Vediamo se abbiamo capito qualcosa di questo mondo!
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I Coworking “immobiliari”
Luoghi dove si affittano spazi e non succede molto altro.
Non si distinguono molto da situazioni tipo “business center” degli anni 80, ci pare.
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I Coworking “evento- continuo”
Spazi dove ogni sera c’è un evento. Un aperitivo, uno speech, un incontro, un workshop, un party.
Qualcosa c’è sempre, le possibilità di incontrarsi non mancano mai.
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I Coworking “per nomadi”
Quei posti dove non c’è mai la stessa persona allo stesso posto per due giorni di seguito, dove c’è un turn-over continuo e si fa un po’ fatica a riconoscere i propri coworker… che non sono mai gli stessi.
L’effetto che ci fanno questi posti è simile a quello degli aeroporti o delle stazioni!
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I Coworking giganteschi
Sono i Coworking dove gli open space contengono decine e decine – a volte centinaia – di professionisti.
Un po’ come grandi formicai, dove tutti hanno il loro posto e svolgono il proprio lavoro… luoghi non privi di fascino, molto adatti a chi, una volta indossato un paio di buone cuffie, ama isolarsi completamente nel proprio computer.
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I Coworking degli innovatori
Qui siamo nell’elite: dove ognuno è un genietto, dove i team sono tutti di start-up innovativissime, dove il talento si sente nell’aria.
La nuova killer app, il nuovo social network, l’idea tecnologica del secolo può materializzarsi da un momento all’altro, qui e ora.
E noi, che tipo di Coworking vogliamo essere?
Sarebbe presuntuoso, in questo momento, quando ancora stiamo preparandoci ad aprire le porte, già pretendere di essere “un certo tipo di Coworking”.
Diciamo che ci stiamo impegnando molto per proporre una situazione dove si possa sì lavorare proficuamente, ma anche scambiare qualche piacevole chiacchiera ogni tanto.
Dove la concentrazione non sia un problema (e quanto impegno per rendere quell’open space di 400 mq un luogo dove si possa anche lavorare raccolti e senza distrazioni…) ma non manchino le occasioni di potersi rilassare tra una sessione di lavoro e un’altra.
Dove ci sia flessibilità e dinamismo, ma anche una sana abitudine al “proprio” posto, al “proprio” ambiente di lavoro, magari da personalizzare.